L'ARTE DELLA VITA



L’ARTE DELLA VITA

“Un esercito di pecore condotte da un leone sconfiggerà un esercito di leoni condotto da una pecora.”


Una novità rispetto al pensiero classico viene dal cristianesimo, per il quale l'avvento del Cristo rompe la circolarità del tempo e distende su di una retta il destino dell'uomo, con un finale di redenzione (concezione questa ereditata dall'ebraismo). La visione del cristianesimo medioevale sui destini ultimi dell’uomo comunque escluse generalmente l’idea di un mondo terreno in corsa verso la perfezione; questa apparteneva al mondo ultraterreno cui avrebbero avuto accesso, anima e corpo, gli uomini in grazia di Dio, dopo la catastrofe della fine dei tempi. E’ però vero che tale nuova concezione racchiude in nuce un aspetto fondamentale della concezione moderna del progresso: la nozione teleologica di futuro come "orizzonte temporale di un fine determinato". Il senso del necessario progresso intrinseco alla storia si fa invece decisamente strada nel Rinascimento. Già Giordano Bruno (Cena delle Ceneri) riconobbe nell'astronomia copernicana il segno della maturità raggiunta dai moderni rispetto agli antichi. Ma si deve a  Francis Bacon la prima formulazione di un’idea di progresso, concepita come risultato di un sapere che cresce nel tempo (veritas filia temporis), in virtù fondamentalmente dell’accumulazione delle conoscenze scientifiche che accrescono il potere dell’uomo sul mondo. È di Bacone (Novum Organum Scientiarum) l’affermazione famosa che “la vecchiezza del mondo va attribuita ai nostri tempi e non a quella giovinezza del mondo che fu presso gli antichi […] come da un uomo anziano possiamo aspettarci una conoscenza molto maggiore delle cose umane e un più maturo giudizio che non da un giovane”. Il concetto fu ripreso pressoché negli stessi termini da Pascal, per il quale “quelli che noi chiamiamo antichi... formavano l'infanzia degli uomini”. Tra ‘500 e ‘600 il concetto del progresso è comunque per lo più attribuito al piano teoretico: crescono le nozioni dell’uomo, ma non è detto che si perfezioni il suo animo.  La decisa estensione del concetto di progresso anche alla sfera etica è invece opera precipua dell’illuminismo settecentesco, convinto che la liberazione dell’uomo dai suoi errori teorici e dalle sue superstizioni dogmatiche sia di necessità anche un affrancamento dalle cause della sua inferiorità morale (“giusto=razionale” e connubio etico-teoretico “Audes scire”): il progresso si afferma come criterio di interpretazione globale della storia dell’umanità. Da allora la maggior parte degli indirizzi culturali e filosofici di rilievo presentano un'impronta storicista e coltivano l'idea della progressività sia del sapere che delle condizioni umane. Il concetto di progresso poi si differenzierà in due varianti antitetiche, illuministica e romantica, cui possono essere ricondotte tutte le moderne filosofie della storia.

Commenti

Post più popolari